Divagazioni “polemiche” di G. Ballarin.

La pesca a mosca secca è indubbiamente la più divertente ed appassionante: vedere la mosca che abbiamo lanciato in quel determinato punto “sospetto”, seguirla il più strettamente possibile, aguzzando lo sguardo per cogliere quell’agognato istante in cui la si vedrà “succhiata” dal pesce. Ed ecco che ad un tratto il nostro sogno si avvera: la mosca è sparita; trascorrono frazioni di secondo che sembrano minuti e poi è proprio vero, non abbiamo sognato! E ce lo dimostra la nostra lenza che si stira ed inarca a scossoni la nostra canna da pesca docile e potente! La vittoria si delinea sempre più certa e l’animo si riempie di commozione gioiosa. Tra poco la preda agognata sarà accolta, ancora palpitante, nel capiente guadino. Purtroppo, come tutte le cose belle, anche la pesca a mosca secca ha il suo lato scabroso e cioè la galleggiabilità’ dell’artificiale. Un mio vecchio amico e collega della Marina Inglese soleva spesso dirmi: “farà sicuramente denari ed oro a palate l’uomo che riuscirà ad inventare queste due cose: fare crescere i capelli ai calvi e rendere inaffondabile una mosca artificiale….”. Difatti se è relativamente facile far galleggiare un amo coperto di piume in acqua ferma, non lo è altrettanto in acque influenzate da corrente. Ne consegue che, pescando in torrente, avremo la mosca a galla se frusteremo in “UP STREAM” (da valle a monte). Appena caduta in acqua la nostra mosca si avvicinerà a noi trasportata dalla corrente e dovremo, di conseguenza, ricuperare sveltamente con la mano sinistra la lenza onde evitare che, col suo dragaggio in acqua, obblighi la mosca ad affogarsi. Non appena l’artificiale sarà passato “a valle” di noi, la sua funzione di mosca a galla sarà finita perché la velocità della corrente, tenendo tesa la lenza, lo obbligherà a sommergersi e a divenire quindi “mosca annegata”. In considerazione di quanto sopra esposto se ne deduce che:

  1. La pesca a mosca secca in torrente ci obbliga a fare molti più lanci di quelli che avremmo fatto pescando a “mosca sommersa”
  2. II percorso produttivo della mosca secca è assai inferiore di quello a “mosca sommersa”.

Intendiamo dire che con il lancio a mosca secca possiamo esplorare 10 metri utili di acqua mentre con quello a mosca annegata ne esploreremo almeno trenta. Con ciò, sia ben chiaro, che noi non ci sentiamo affatto propensi ad affermare che la mosca sommersa sia più proficua di quella a mosca secca. Sia in Inghilterra (Patria del fly fishing), come in America e Francia, si sono consumati fiumi d’inchiostro nel trattare questo argomento, con la conclusione che ogni sostenitore delle due esposte polemiche è rimasto invariabilmente convinto della giustezza della sua opinione.
A favore della mosca secca gioca il fattore che l’artificiale si presenta al pesce solo per metà e cioè la parte sommersa. Il pesce “crede” di più perché la mosca gli si presenta dissimulata a metà dal diaframma “acqua – aria”. A scapito della mosca secca c’è invece la constatazione matematica che il pesce non mangia a galla a tutte le ore. Altro fattore negativo è costituito dal tragitto utile produttivo che, nella mosca secca, è assai inferiore a quello della mosca sommersa. Parlando ora dei pregi e difetti della mosca bagnata, diremo subito che in suo favore giocano i seguenti punti:

  1. la possibilità di esercitare tale pesca durante tutte le ore del giorno e per tutto il periodo dell’anno
  2. b) il percorso utile delle mosche sommerse è di gran lunga superiore a quello della mosca a secca
  3. c) la possibilità di applicare nel finale un maggior numero di mosche aumenta le probabilità di maggiori catture.

A suo svantaggio c’è il grande handicap che le mosche sommerse vengono “ispezionate” minuziosamente dal pesce, che si decide ad afferrarle solo se esse imitano alla massima perfezione un vero insetto caduto sull’acqua o in fase di risalita, se si vuole imitare la ninfa.

Dopo quanto abbiamo sopra accennato circa i pregi ed i difetti dei due tipi di pesca, vi diremo che la preferenza da dare ad uno di essi è del tutto soggettiva e dipende anche dal temperamento e dalle caratteristiche fisiche del pescatore. Bisogna inoltre considerare che non tutte le persone sono dotate da madre natura di quelle qualità fisiche che ognuno dei due metodi richiede.
Per un miope, per esempio, sarà inutile che egli sia capace di eseguire i più classici lanci del mondo quando è certo che, non appena la sua mosca si staccherà dal cimino, egli la perderà di vista e addio soddisfazione di vedere l’abboccata….
Per il purista al cento per cento non c’è alcun dubbio: egli vi dirà che la mosca secca è il “sesto grado superiore” di tutte le pesche del mondo. Per coloro invece che non vanno tanto per il sottile e che vogliono soprattutto “fare cestino”, il passaggio dalla “secca” alla “bagnata” sarà presto fatto, non appena le attese per le “bollate” si faranno troppo lunghe. E per concludere vi diremo che, nella pesca a mosca secca, la buona riuscita dipende per il sessanta per cen­to dalla “presentazione” dell’artificiale e per il quaranta per cento dalla qualità di esso. Nella pesca a mosca annegata, il rapporto si inverte.

In ambedue i sistemi però si intromette un terzo fattore che è il più importante di tutti: la fortuna ! Nella pesca, come nella caccia, guai a colui che non ha dalla sua parte la Dea bendata!

Dicono i nostri amici meridionali: “ vuoi fare un figlio poverello? Fallo piscatore o chiappa uccello! ……”

Marzo 1970, Il Comandante Ballarin